Sulle tracce del Giro dei Laghi della Valgerola
Ce poco da raccontare, non è stato un viaggio “epico” non sono stati esplorati nuovi posti e non si hanno avuto traumi o ferite esposte, si è solo deciso di alzarsi per rincorrere il fabbisogno settimanale di distacco dalla società.
Distacco che in realtà è un contatto, un immergersi nella natura per sentirsi parte di questo ecosistema che muta con noi. L’autunno sta volgendo piano piano verso l’inverno, i colori si fanno più scuri e in questo periodo di transizione ci si accorge come non siamo altro che di passaggio.
Spesso mi chiedo quante persone siano passate nello stesso punto in cui mi ritrovo o anche come sia stata la visione per chi per la prima volta ha messo piede in quel territorio, chi ha tracciato la prima “strada” che è poi divenuta sentiero. E’ strano come nel guardarsi attorno non si veda altro che roccia, erba, fango e ghiaccio ma sentire costantemente un presenza che ci osserva e ci accompagna.
Da bambino avevo paura del buio, del rimanere da solo ora invece si è trasformato in una necessità, un bisogno di interrogare il mio “io” e avere un dialogo interiore con me stesso. Mi pongo delle domande, mi do delle risposte, le mastico le digerisco e a volte le nascondo. Mi piace il mio “io” perché è molto sincero e a volte mi fa paura ascoltarlo, dargli ragione e seguire i suoi consigli.
Scrivere di se stessi, dei propri punti di vista, dei propri pensieri forse non è il miglior modo per parlare di escursioni, viaggi o montagna, ma per me non esiste nessun viaggio senza riflessioni e questioni .
Il freddo inizia a farsi sentire i panorami mutano e l’inverno sta arrivando …(cit).