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Monte Rosa Walser Trail

Ci metto la faccia. Ci metto tutto me stesso. Saranno 114 durissimi chilometri con 8400 metri di dislivello positivo. Solitamente mi metto in disparte e lascio parlare le immagini, i panorami, i tramonti, la notte, la terra, l’erba e il fango.

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E’ un viaggio che è iniziato anni fa, quando per la prima volta grazie al grande Mauro Manenti (a.k.a. Special One) ho sentito parlare delle lunghe distanze. In quell’epoca le gare “mito” erano il Trofeo Kima, il Sentiero 4 luglio e il Trofeo Scaccabarozzi. Sembra una vita fa, ma nella mia personale time-line correva l’anno 2010. La mia Monte Rosa è stato un lungo viaggio di 7 anni, passo passo ho vissuto tutte le tappe che mi hanno portato a quello che sono ora, sia come uomo che come “atleta”. Più che un “atleta” mi sento una sottospecie di esploratore di nuove esperienze e sfide con se stesso, ad avere il tempo partirei per girare il mondo in barca vela come Ambrogio Fogar, cercherei di scendere lo Stelvio senza freni e senza manubrio come l’istrionico Giuliano Calore, prenderei il parapendio e mi lancerei attraverso le alpi come Christian Maurer … Sono figlio del mio tempo, delle mie scelte e ora vivo questa fase fatta di sentieri e dislivelli, ma non escludo nulla per il mio futuro. La Monterosa Walser Ultra trail è una competizione che non ti lascia tregua, fin dalla prima salita capisci subito che arrivare all’arrivo non è solo questione di resistenza, i sentieri non sono autostrade bianche e le difficoltà tecniche sono all’ordine del giorno.

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In questa competizione si  assaggia senza compromessi la vera montagna, salite dure da far girare indietro le dita dei piedi  e discese impervie nelle quali le articolazioni vengono messe a dura prova. Ma non è la fatica ad essere la protagonista di questo viaggio, un viaggio in una terra fantastica come la Valle D’Aosta, terra che è stata culla di questo ennesimo perregrinaggio interiore. Ho visto un cielo stellato infinito, un alba durante la quale mi sentivo dentro a un film di Wim Wenders e vissuto a sprazzi l’aria del TOR. Passare in alcuni luoghi e trovare la targhetta di questa gara simbolo mi ha fatto salire la pelle d'oca, chissà magari un giorno ripasserò di qui per ora mi accontento di respirarne l'aria. Sono state 20 ore ma per me è come se fossero stati 20 giorni e me ne ritorno a casa pensando al TOR DE GEANTS.

 

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